TRASPORTO DEFIBRILLATORI CON DRONI

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Con i droni, i defibrillatori arrivano a domicilio e prima delle ambulanze.

In Svezia, uno studio ha messo a confronto l’invio dei defibrillatori sul luogo di un arresto cardiaco tramite l’utilizzo di droni e il più classico utilizzo dell’ambulanza; i primi sono arrivati con un vantaggio di 120 secondi sulle seconde.

Quando il cuore si ferma improvvisamente, è fondamentale che le manovre di rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione vengano eseguite nel minor tempo possibile poiché al passare di ogni minuto, le possibilità di sopravvivenza si riducono del 10%.

Grazie ad un progetto pilota svoltosi in Svezia, è stata dimostrata l’efficienza dell’utilizzo dei droni che hanno anticipato di diversi minuti l’arrivo delle ambulanze sul luogo dell’arresto cardiaco.

Il periodo di sperimentazione è durato circa 4 mesi nel corso del 2020, al fine di consegnare più rapidamente i defibrillatori; quelli decollati sono stati 12 delle 53 chiamate per arresto cardiaco; i defibrillatori consegnati sono stati 11, e 7 sono arrivati sul posto circa 2 minuti prima dell’ambulanza percorrendo circa 5 chilometri senza causare disturbi o danni alle aree limitrofe. Per portare a termine queste sperimentazioni nel migliore dei modi, hanno collaborato operatori di emergenza, piloti di droni e controllori del traffico aereo.

Durante il periodo di sperimentazione, non appena le centrali operative avevano un caso di sospetto arresto cardiaco in una chiamata d’emergenza, inviavano un avviso al pilota del drone che avviava i controlli pre-volo. Una volta apertosi, si avviavano i sistemi di volo e un software preposto, calcolava il percorso di volo migliore per ridurre al minimo il tempo di volo sopra le aree popolate, che sono quelle con maggiore complessità di intervento.

Per ogni volo, il pilota del drone doveva chiedere al controllo del traffico aereo che gli venisse concessa l’autorizzazione a far volare il drone in quell’aerea specifica del traffico aereo, ed era autorizzato a volare fino a 150 m sul livello del mare. Il drone volava quindi fino alle coordinate del sospetto arresto cardiaco dove avveniva poi la consegna del defibrillatore.

Chiaramente, per attaccare il defibrillatore si deve aspettare l’arrivo dell’ambulanza. Ma grazie a questa sperimentazione è emerso che il trasporto dei defibrillatori mediante i droni è sicuro e preciso.

Si ipotizza che l’utilizzo dei droni sarà ampiamente adoperato in futuro in quanto consentirebbe un intervento immediato, sia per quanto riguarda l’arrivo del defibrillatore che per le procedure di soccorso.

L’idea dei droni per il trasporto non è nuova, esistono già infatti sperimentazioni per il trasporto di sangue ed organi agli ospedali.

La potenzialità dell’utilizzo dei droni oltra alla tempestività d’intervento, fondamentale per salvare vite, e la riduzione dei tempi per far arrivare il defibrillatore al paziente che ne necessita, sta nella necessità di avere sul luogo dell’intervento personale abilitato e preparato all’utilizzo.

Esiste un progetto di cardioprotezione aerea e di supporto aereo alla rianimazione, ideato dalla Società Italiana Sistem 118 (SIS118) denominato “Sanitary Emergency Urban Air Mobility”, e prevede l’arrivo  di droni con defibrillatore inviati e guidati dalla centrale operativa 118.

Grazie al drone però, potremmo percorrere velocemente ambienti ostili, dove le squadre di soccorso a piedi possono trovare difficoltà, raggiungendo i luoghi d’interesse.

Attualmente però, l’utilizzo dei droni non può essere praticabile per ragioni normative tecnologiche.

Dal punto di vista normativo, andrebbero disciplinate le valutazioni ‘in remoto’ e le questioni legate a navigabilità e inserimento nello spazio aereo condiviso con altri mezzi aerei.

Per quanto riguarda la norme in ambito tecnologico aeronautico, bisogna valutare la possibilità di compiere interventi verso destinazioni non del tutto conosciute con le relative implicazioni delle tecnologie anticollisione; il trasporto dei defibrillatori via drone può, inoltre, essere limitato o ostacolato da condizioni atmosferiche avverse o dalla presenza di eventuali no-fly zones.

Il drone inoltre potrebbe creare interferenze al defibrillatore compromettendone l’utilizzo, situazioni simili si son presentate quando si è iniziato a trasportare i defibrillatori su aerei ed elisoccorsi.

Non è un percorso di semplice percorrenza ma va seguito in quanto i benefici che ne deriveranno per la comunità sono innumerevoli.

Uno dei primi prototipi al mondo di drone adatto al trasporto di defibrillatori, fu presentato in Olanda nel 2014 all’Università Tecnica di Delft. Il drone, dotato di 4 eliche, era capace di raggiungere la velocità di 100 km orari e aumentava le possibilità di sopravvivenza dall’8 all’80%. All’arrivo dell’apparecchio sul posto, il personale medico era in grado di comunicare e dare istruzioni alle persone che si trovavano vicino alla vittima, grazie a un microfono e una piccola videocamera posta sul mini-velivolo.

                                                              

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